ELTON JOHN

ANFITEATRO DI POMPEI
MARTEDì
12/07/2016
POMPEI

Anfiteatro

NOTE

Quando sei la Storia della musica e hai suonato in ogni angolo del pianeta, è difficile trovare un luogo capace di rinnovare il brivido originario di un live ma è molto, molto probabile che anche il veterano Elton John sia rimasto stupefatto di fronte alla laica sacralità di un Anfiteatro iscritto nella leggenda e nel mito di Pompei, la città addormentata per sempre in un eterno 79 d.c. Era tutt’altro che un sonno, forse un sogno, quello che ha elettrizzato le 2.600 persone di una platea stracolma accorse a vedere dal vivo, a testimoniare l’incredibile connubio tra la Musica e la Storia. Sir Reginald Kenneth Dwight è accolto da un’ovazione quando prende il centro della scena, attorniato dall’eccezionale band di sempre, e si accomoda al fidato piano gran coda nero, pantaloni neri, giacca nera, solo la camicia è rossa, sobrio rimando alle meravigliose stravaganze degli anni Sessanta e Settanta. Quello stesso spirito permea l’inizio dell’esibizione che si apre con l’autoironica “The Bitch is Back” e ci catapulta nell’età d’oro della sua creatività. Difficile scegliere la gemma più preziosa in questo scrigno di successi: “Goodbye Yellow Brick Road”, “Bennie and the Jets”, “Rocket Man”, “Sad Songs (They Say)”, “Candle in the Wind”, “Don’t Let the Sun Go Down on Me”, “Your Song”, ognuna di esse avrebbe illuminato da sola la carriera di qualsiasi cantante. La serata, in diretta su Rai Radiodue e anticipata dal saluto tra il baronetto, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris e il soprintendente ai Beni Archeologici di Pompei Massimo Osanna, si chiude con la spumeggiante nostalgia di “Crocodile Rock”, l’inno a un rock che non esiste più. Quel che ancora abbiamo sono le occasioni uniche di sovrapposizione tra Arte e Storia.

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