E’ più leggendario un concerto per pochi intimi all’interno del Colosseo o uno per mezzo milione di persone ai Fori Imperiali? Be’, se sei Paul McCartney, perché non fare entrambe le cose? Dieci maggio 2003, un’asta benefica (parte del ricavato alla Sovrintendenza ai Beni Culturali di Roma, parte all’associazione “Adopt-a-Minefield” contro le mine antiuomo) seleziona circa trecento persone che hanno l’occasione della vita, ascoltare capolavori che hanno segnato, scritto, plasmato la storia della musica interpretati direttamente dall’originale, comodamente seduti sulla Storia tout court. Irradiate da un palco minimalista, impianti acustici e luci rispettosi del contesto, le pietre eterne dell’Anfiteatro Flavio risuonano così di note intagliate nella leggenda; la voce vera di Sir Paul si muove tra il repertorio solista, quello degli Wings e, ovviamente, Beatles, tutto virato verso un’impostazione più acustica rispetto a quanto accadrà il giorno successivo. “We Can Work It Out”, “Michelle”, “Can’t Buy Me Love”, “Let It Be”, “Hey Jude”, “Yesterday”, “Blackbird”, molte di queste eseguite da solo, alla chitarra o alla tastiera. Non mancano gli omaggi agli scomparsi: “All Things Must Pass”, una delle migliori canzoni del George Harrison solista, “Something” con l’ukulele, una delle migliori canzoni del George Harrison Beatles e poi “Here Today”, scritta per John Lennon. Uno degli omaggi è per il pubblico italiano, un accenno di “Nel Blu Dipinto di Blu (Volare)”. Undici maggio 2003, cambio di prospettiva; a distanza di ventiquattrore, due eventi dal segno opposto, dall’intimità per pochi si passa al clamore per tanti, tantissimi. Fuori dal Colosseo (che si trasforma in maestosa scenografia), quel palco minimalista diventa alto 18 metri, accompagnandosi a 12 schermi audio/video e 16 ponti sonori. Anche la scaletta ha modo di ampliarsi e nuove gemme, oltre a quelle del giorno prima, si aggiungono in questa seconda parte della leggenda, per un totale di oltre trenta canzoni. La serata gratuita (anch’essa organizzata da Telecom) si apre con un’esibizione di mimi, figuranti e ballerini sul palco, poi al comparire di Paul McCartney la folla esplode in cori anche se molte gole sono strette dalla commozione di trovarsi di fronte a uno dei maggiori compositori del ventesimo secolo. È un abbraccio intergenerazionale, dai nonni ai nipoti, con gente venuta in pullman da tutta Italia e ospiti tra gli altri Carlo Verdone, Stefania Sandrelli, Ricky e Gianmarco Tognazzi. Luci, suoni, fuochi artificiali che deflagrano su “Live and Let Die”, la logistica e la folla amplificano quella stessa magia del giorno precedente portandola su scala oceanica, con il pubblico che arriva fino a Palazzo Venezia. “And in the end the love you take is equal to the love you make”, il concerto si conclude e Roma segna due eventi irripetibili in due giorni, una media impareggiabile.